Dongo il paese dell’Alto Lario che ha vissuto attivamente gli ultimi giorni di vita di Benito Mussolini.
Pochi giorni fa il 15 Agosto, se n’è andato per sempre il Sig Aimone Canape, aveva 94 anni ed era l’ultimo sopravvissuto tra i testimoni diretti della cattura del Duce a Dongo il 27 Aprile 1945.
Aimone raccontò al giornalista Marcello Foa , che li racchiuse nel suo libro “Il Ragazzo del Lago”, i fatti di quei giorni che segnarono la storia d’Italia e che lui visse in prima persona.
Aveva solo 22 anni quando, per la sua conoscenza della lingua tedesca, quel giorno fu mandato a parlare con i soldati tedeschi del Terzo Reich provenienti da Menaggio, che i partigiani avevano bloccato tra Musso e Dongo, si trovò così faccia a faccia con la storia d’Italia in uno dei suoi momenti più tragici. Fra i militari della colonna delle forze armate naziste si erano nascosti Benito Mussolini e vari altri esponenti della Repubblica Sociale Italiana, che caddero così nelle mani dei partigiani al comando di Pier Luigi Bellini delle Stelle.
Canape raccontava che quando Mussolini fu riconosciuto e arrestato, non era travestito da soldato tedesco, come si dice , ma si era rannicchiato carponi sul fondo di un camion, con un militare del Reich seduto su di lui nel tentativo vano di nasconderlo alla vista: pare tradirlo sembra sia stato l’elmetto che portava in testa, rotolato sul pavimento perché non agganciato sotto il mento. Aimone vide il dittatore dal vivo, l’ultima volta fu alle 18.30 del 27 Aprile, mentre veniva condotto alla caserma della guardia di finanza di Germasino, sopra Dongo. Poco meno di ventiquattr’ore dopo, Mussolini fu fucilato a Giulino di Mezzegra, insieme all’amante Claretta Petacci, dal capo partigiano.
Aimone era nato e scresciuto a Dongo il 25 Luglio del 1922, terzo di cinque figli maschi, passò molta della sua vita lavorando nel campo dell’hotelerie, iniziando a Como da giovanissimo presso l’Hotel Metropole per poi vivere l’importante esperienza in Germania dapprima ad Oberhof presso il castello dei principi Watzesky, trasformato in un albergo di lusso e poi a Berlino presso il prestigioso Kaiserhof Hotel, dove Canape raccontava di aver avuto l’occasione di incontrare personalmente il ministro e genero del duce Galeazzo Ciano e lo stesso Adolf Hitler.
Con l’inizio della Seconda Guerra Mondiale Aimone fu richiamato sotto le armi in Italia. La morte del fratello , arruolato in Marina, gli permise di evitare il fronte. Nel mese di Settembre del 1943 si unì ai partigiani e venne arrestato e torturato. Raccontava di essere sfuggito due volte per un soffio alla deportazione in Germania. Sembra però che in lui non vi fosse mai stato un desiderio di vendetta, anzi, nelle ore tragiche di Dongo, mentre i fascisti che accompagnavano Mussolini vennero fucilati, lui si adoperò per aiutare la moglie di Fernando Mezzasoma, ministro del governo di Salò, e Zita Ritossa, convivente di Marcello Petacci, fratello di Claretta. Consentì anche che la passasse liscia anche la sarta che, durante l’occupazione nazista, lo aveva denunciato ai tedeschi.
Quest’uomo e i tanti altri partigiani italiani li ho sempre visti come degli “eroi” che hanno lottato per i loro ideali a volte perdendo le loro preziose vite in nome della libertà. Pian piano la gran parte di loro se n’è andata o se ne sta andando lasciando dei “buchi” incolmabili nelle vicende del nostro Paese, nella storia del nostro Paese; credo sia doveroso raccogliere, custodire e tramandare le loro importanti testimonianze.
Il Sig Canape era uno di noi, era un Donghese e ha vissuto insieme a tanti altri partigiani dell’Alto Lago in prima persona la Storia, perché la Storia siamo noi!
Le immagini pubblicate sono state prese da internet, immagini d’epoca di repertorio.